Ravvedimento e Comunicazioni Periodiche Iva, una brutta storia tutta italiana. Ma voi vi chiederete: cosa ha a che fare il Ravvedimento Operoso con le Comunicazioni Periodiche Iva? Scopriamolo.
Nel mese di luglio l’Agenzia delle Entrate aveva inviato una PEC al contribuente nella quale informava veniva informato che, da controlli effettuati, non risultava versata l’IVA dovuta per il primo trimestre 2017.
E’ notizia di questi giorni, invece, la spedizione dei relativi avvisi bonari relativi all’eventuale mancato versamento dell’iva dovuta per il primo trimestre 2017.
E quindi? Cosa c’è di strano? Incredibilmente l’apparato statale funziona e velocemente procedere al recupero dell’Iva non pagata. Ma….
Ebbene si, c’è un ma!
Il primo ma, quantomeno il più evidente, è che nell’avviso bonario la sanzione è pari al 10%, mentre nel ravvedimento lungo (entro un anno dalla scadenza) è pari al 3,75%. Una volta ricevuto l’avviso bonario, infatti, il debito non è più versabile applicando l’istituto del ravvedimento.
Il secondo ma, meno evidente ma pur sempre importante, è che il legislatore per cercare di porre rimedio alla situazione di crisi di liquidità delle aziende, aveva allungato la scadenza dell’istituto del ravvedimento portandola ad oltre due anni dall’omissione o dall’errore.
Il terzo ma, il più triste, è che di fatto il legislatore ha abrogato il Ravvedimento Operoso relativamente ai versamenti Iva.
E quindi?
E quindi siamo in un regime di dittatura fiscale, dove le normative non vengono applicate e, di fatto, si tende a spremere il contribuente sempre di più (si veda ad esempio la facoltà per la nuova Equitalia di “prelevare” senza autorizzazione del tribunale dai conti correnti dei contribuenti) togliendo quelle agevolazioni che potevano ridare fiato ai contribuenti permettendo una seppur debole ripresa. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi.
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